La minaccia di licenziamento per costringere ad accettare condizioni di lavoro ingiuste configura il reato di estorsione

Secondo la Cassazione Penale la remissione al soggetto passivo della scelta della condotta da adottare non è considerazione che possa escludere la sussistenza della minaccia e dell’estorsione. La
violazione di legge non può ritenersi superata dal fatto che nelle e mail non si minacci il licenziamento ma di dica che il lavoratore “è libero
di andare via”. Tale precisazione perde di vista il senso evidente della frase, che pone il lavoratore di fronte all’alternativa di accettare le inique e vessatorie condizioni di lavoro imposte dal datore di lavoro o di perdere il lavoro.
Nel caso in esame le condizioni di lavoro (indicate come alternativa alla perdita del lavoro) sono inique e illegittime in quanto intese a sottoporre il
lavoratore a turni di lavoro ininterrotti, ben oltre gli orari pattuiti, per espletare attività non rientranti nelle proprie mansioni, con un trattamento
retributivo del tutto inadeguato rispetto alle ore lavorative effettivamente svolte e alle attività effettivamente espletate.
Di fronte a tale stato di fatto va ribadito, secondo la Suprema Corte, che integra il delitto di estorsione la condotta del datore di lavoro che, approfittando del mercato del lavoro a lui favorevole per la prevalenza dell’offerta sulla domanda, costringe i lavoratori, con la minaccia larvata di
licenziamento, ad accettare la corresponsione di trattamenti retribuiti deteriori e non adeguati alle prestazioni effettuate.

Visualizza i dettagli




LAVORO AGILE: relazione costituita dal gruppo di studio istituito dal Ministero del Lavoro

L’istituzione del Gruppo ha tratto origine dall’emergenza epidemiologica da Covid-19 con il ricorso massiccio
alla modalità agile “ha determinato un eccezionale fenomeno di riorganizzazione del lavoro” come si legge
nella premessa della relazione.
Attraverso un fruttuoso confronto con le parti sociali , a cui ha partecipato anche l’UGL, che rafforza il dialogo
sociale proiettato “a un Protocollo congiunto al fine di individuare punti di convergenza sulle questioni più
spinose e non regolate in modo efficace dalla legge”.
E’ disponibile la relazione del Gruppo di Studio che analizza gli effetti dello svolgimento dell’attività di lavoro in
modalità di agile, in vista della prospettazione di soluzione alle criticità riscontrate nell’ambito delle dinamiche
lavorative, sia riguardo al settore privato che della pubblica amministrazione”

Scarica l’allegato




Assegno unico e universale per i figli a carico – circolare INPS

La circolare INPS  n. 23 del 9 febbraio 2022, detta  le istruzioni per l’assegno unico e universale per i figli a carico effettivo  dal 1° marzo 2022.

 Un beneficio economico attribuito,ai nuclei familiari sulla base della condizione economica del nucleo, in base all’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 5 dicembre 2013, n. 159.

La domanda e su base mensile, per il periodo compreso tra il mese di marzo di ciascun anno e il mese di febbraio dell’anno successivo.

Scarica l’allegato




Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali (2022-2026) – rapporto  ANPAL

Introduzione al rapporto ….”Nel presente rapporto si intende presentare le previsioni occupazionali e dei fabbisogni professionali e formativi per il quinquennio 2022-2026. Le analisi sul mercato del lavoro nel medio periodo devono considerare l’attuale contesto socioeconomico, caratterizzato da almeno tre grandi transizioni già in atto e in sinergia tra loro: la transizione digitale, la transizione ambientale e la transizione demografica.

Si tratta di trasformazioni che influenzeranno profondamente la società sotto diversi aspetti e, soprattutto, la struttura occupazionale nel prossimo futuro. Come è stato spesso messo in evidenza, gli effetti della rivoluzione digitale sul mercato del lavoro impatteranno lungo due dimensioni. Il primo è il cosiddetto margine estensivo che opera attraverso la distruzione di alcune occupazioni e la creazione di nuovi lavori: le nuove tecnologie, infatti, soppiantano molti lavori routinari, semplici o complessi, e al tempo stesso creano il fabbisogno di nuove figure professionali. Il secondo è il cosiddetto margine intensivo, che opera attraverso il cambiamento delle competenze necessarie nelle professioni. Mentre la prima dimensione riguarda in particolare alcune professioni a media qualifica, la seconda dimensione riguarda tutte le professioni e avrà un impatto molto più profondo e rilevante.

Le professioni del futuro saranno più complesse, le competenze richieste per svolgere queste professioni saranno altrettanto complesse e variegate.

Scarica l’allegato




La riforma della Polizia Locale

A cura del Coordinamento Nazionale Polizia Locale UGL
Comm. Dott.ssa Anna Grasso e Sergio Fabrizi

DISPOSIZIONI IN MATERIA DI POLITICHE INTEGRATE PER LA SICUREZZA ED ORDINAMENTO DELLA POLIZIA LOCALE

Dopo l’approvazione del testo base su cui i Parlamentari hanno cominciato a lavorare in Commissione Affari Costituzionali. I relatori hanno presentato una proposta di testo unificato da adottare come testo base “giudicata il risultato di un lavoro complesso, che ha tenuto in considerazione tutte le proposte di legge in esame e, rappresenta un equilibrato punto di partenza dal quale avviare un serio confronto parlamentare”.

In tale sede l’on. Simona Bordonali definiva tale momento epocale per la Polizia Locale come “il primo concreto e importante passo per mandare in pensione l’ormai superata riforma del 1986 sostituendola con norme più aderenti alle trasformazioni aderenti alle trasformazioni intervenute sul comparto. Nel testo non sono confluiti solo gli otto testi depositati alla Camera ma una sintesi dei mesi di ascolto con i sindacati ed associazioni di categoria. Un insieme di proposte che partono dall’ascolto delle esigenze e dall’interpretazione delle necessità della categoria manifesta da tempo: inquadramenti, funzioni, accesso a banche dati, contratto indennità, tutele e un particolare riguardo alla formazione e alla valorizzazione delle professionalità”.

Un percorso al quale la stessa sostiene di aver contribuito per la valorizzazione degli uomini e donne che fanno parte della Polizia Locale e riconoscere il ruolo sempre più importante che hanno nel garantire una maggiore sicurezza integrata sul territorio.

Il 18 ottobre 2021 presso la sala Gonzaga della Polizia Locale Roma Capitale, a seguito di convocazione di tutti i rappresentanti o delle Associazioni che fanno parte della Consulta Nazionale elaborano e sottoscrivono gli emendamenti degli articoli al testo unificato presentato dai Relatori on Bordonali e on. Cattoi componenti della 1^ Commissione AA.CC e P.C.I. Della Camera dei Deputati.

A seguito di ampio confronto in tale sessione vengono riportati tutti gli articoli del Testo unificato con la seconda colonna di destra i relativi emendamenti della Consulta.

Presente ai lavori della Commissione Comm. Affari Costituzionali il Sottosegretario agli Interni, che evidenzia che “l’adozione del testo unificato costituisca un passo importante e assicurando la piena disponibilità del Governo alle norme, con l’obiettivo di pervenire ad una riforma che produca effetti positivi anche nella vita quotidiana e dei cittadini”

La formalizzazione delle funzioni della Polizia Locale rappresenta la migliore soluzione per rimuovere vecchi e nuovi ostacoli, alla piena esplicazione delle potenzialità operative di strutture che annoverano la ragguardevole cifra di 60.000 addetti distribuiti sul territorio nazionaleIl Coordinamento Polizia Locale Ugl continua a reclamare a gran voce questa riforma per dare la dovuta dignità professionale agli operatori della Polizia Locale a partire da un’adeguata equiparazione sostanziale alle altre forze dell’ordine. I punti salienti della nostra proposta partono dall’autonomia contrattuale di diritto pubblicistico, con parificazione assistenziale e previdenziale a quella riconosciuta alle attuali FF.OO. Ed uniformità nella formazione, nella carriera , nell’equipaggiamento e medesime condizioni tecnico-operative già dall’accesso al sistema SDI. La sussidiarietà del Titolo V della Costituzione non può essere scambiata per subalternità nei diritti dei lavoratori.




L’INPGI assorbita dall’INPS

Nel numero 36 di questo Notiziario avevamo esposta la critica situazione dell’INPGI, l’Istituto autonomo di previdenza dei giornalisti, e l’ipotesi che esso avrebbe potuto essere assorbito dall’INPS. Cosa che è puntualmente avvenuta con la legge di bilancio: l’art. 28 stabilisce che dal prossimo 1° luglio quell’Ente confluirà nell’INPS costituendo il Fondo speciale dei giornalisti. Questa decisione è analoga a quelle effettuata alcuni anni fa con gli Enti riguardanti i dirigenti delle imprese industriali, i pubblici dipendenti, i lavoratori dello spettacolo, i di- pendenti delle Poste iscritti all’IPOST e, prima ancora, gli ex-Fondi Trasporti, Elettrici, Daziari e doganali, Esattoriali, Ferrovie dello Stato. Le fusioni sono state fatte allo scopo d’impedire che i deficit di quegli Enti impedissero l’erogazione regolare delle pensioni; però in tal modo si è gravato l’INPS sia di debiti pregressi sia dei futuri deficit derivanti dallo sbilancio tra lavoratori attivi e pensionati di quelle categorie.

In altri termini, in tal modo si rafforza la concezione di considerare l’INPS come unico Ente preposto al sistema previdenziale italiano, conglobando tutte le categorie esistenti.

La cosa potrebbe essere considerata equa dal punto di vista sociale e solidaristico nazionale. Però non si può fare un grande calderone dove ci siano gestioni attive e gestioni passive e poi prendere a pretesto il passivo complessivo finale per ridurre le prestazioni delle gestioni attive!

Vogliamo infatti ricordare, ancora una volta, come il numero assolutamente maggiore degli iscritti all’INPS sia quello dei lavoratori dipendenti privati il cui Fondo presenta un saldo attivo. Ma poiché per incidere sul bi- lancio bisogna fare i conti sui capitoli maggiori, il governo tende a ridurre le prestazioni di quella categoria sia come calcolo della pensione sia come accesso al pensionamento. Invece, noi riteniamo che le regole – stabilite peraltro da riforme concordate con le Parti Sociali, come quella del 1995 – debbano rimanere immutate e non essere modificate “in peius” per coprire i deficit di altre gestioni i quali, come sempre da noi affermato, devono essere a carico della fiscalità generale.

COMMENTI SULLA CRISI DELL’INPGI

Sulla crisi dell’INPGI e sulla sua fusione nell’INPS si sono registrati due interessanti commenti ironici e critici del sistema. Giuliano Cazzola, ex-sindacalista della CGIL e componente dei consigli di amministrazione degli Enti Previdenziali, ha osserva- to come questa incorporazione sia “una vendetta del destino”. Egli ha infatti ricordato che per anni giornalisti e conduttori televisivi hanno attaccato i trattamenti pensionistici di tutti gli altri lavoratori, criticando i privilegi del calcolo retributivo e l’inefficienza dell’INPS. Però nel frattempo non facevano conoscere all’opinione pubblica le notizie riguardanti la “loro” previdenza e i loro contratti che ne prevedevano le regole. E i dirigenti dell’Ente re- spingevano con sdegno qualsiasi ipotesi d’inter- vento pubblico sull’INPGI in nome della “libertà di stampa” che sarebbe stata messa a rischio se sottoposta a norme disposte dal governo. Sta di fatto che le pensioni medie attuali dei giornalisti sono (dati del 2019) di 67.000 euro l’anno, al terzo posto dopo quelle dei notai e dei professori universitari. Un altro commento, di tipo diverso, è di Federico Rampini, noto inviato e giornalista de “La Repubblica” il quale è stato messo obbligatoriamente in pensione a 65 anni dal suo giornale a seguito di un accordo per i pensionamenti anticipati, ancora con le regole dell’INPGI. Egli si è detto sorpreso dal fatto che mentre al governo si tende ad alzare l’età del pensionamento a tutti i lavoratori, si autorizzano le aziende giornalistiche all’anticipo per ragioni economiche aggravando il bilancio dell’IN- PGI con la pensione e con la cessazione dei con- tributi all’Ente previdenziale.

Insomma, questa misura – resa necessaria da una situazione critica – ha fatto discutere per alcune contraddizioni nel dibattito sulla previdenza italiana.